La complessità deriva dal fatto che è una delle parti più esposte della casa agli agenti atmosferici e climatici, e dalle molteplici funzioni che convergono su di esso. La storia dell’architettura ci ha insegnato che a seconda del clima e delle disponibilità di materiali i tetti possono essere: piani (paesi arabi per la raccolta dell’acqua meteorica), con falde molto inclinate (zone montane per gli enormi pesi della neve che si ferma sul tetto), abitabili (come nel caso delle mansarde parigine).
Un’ulteriore distinzione per quanto riguarda il tetto in legno riguarda il materiale di copertura utilizzato: tegole in laterizio (usate fin dall’epoca romana), ardesia (come nel caso della Liguria), cemento (usate prevalentemente in Germania), scandole di legno (nelle zone più settentrionali, dove il bosco era l’ambiente più diffuso). In epoca moderna, per la finitura del tetto in legno, si sono poi aggiunti materiali nuovi come: zinco, lamiera zincata, acciaio inox, leghe di rame-zinco-titanio o guaine bituminose (tegole canadesi) e addirittura materiali plastici.
La ventilazione permette il miglioramento del funzionamento dinamico delle soluzioni di copertura ed in particolare è consigliata quando si ha la necessità di:
Un tetto ventilato in legno viene considerato tale, quando nella successione degli strati viene inserita una intercapedine tra il materiale isolante e il manto di copertura. Tale intercapedine deve avere un adeguato spessore in rapporto allo sviluppo complessivo della copertura (in ogni caso almeno 5/6 cm) ed essere messa in diretto contatto con l’ambiente esterno (non è considerato tetto ventilato quando è presente una micro ventilazione sottotegola di soli 2 cm, tale spessore risulta insufficiente in caso di irraggiamento medio alto).
E’ consigliato quindi fare un tetto ventilato in legno ? La risposta è sicuramente si, in quanto riduce il passaggio di calore tra la coibentazione e il manto di copertura e aiuta in prima linea a tenere asciutto il tetto per garantire le prestazioni nel tempo.